L’orso nostrano appartiene ad un unica famiglia: il cosiddetto orso bruno o Ursus arctos. Al contrario di altri paesi in cui sussistono diverse sottospecie di ursidi (nel nord America ad esempio possiamo trovare l’orso nero o lo stesso bruno, alla cui “categoria” appartengono il kodiak e il grizzly), i nostri ambienti alpini ed appenninici ospitano unicamente questa famiglia, ma la sua presenza non è stata sempre ben voluta, tanto da rischiare più volte la sua sparizione dal nostro paese e da richiedere l’intervento di istituzione e enti per la sua conservazione e reintroduzione (molto efficaci soprattutto sulle Alpi).
Allo stato attuale ha stabilito il suo habitat nel Trentino occidentale, nell’area alpina al confine fra Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia, e infine dell’Appennino Centrale, a cavallo fra Abruzzo, Lazio e Molise. In quest’ultima area vive in particolare una sottospecie unica al mondo, ovvero l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus). È il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, ma più in generale per tutto il paese unitamente al suo fratello alpino.
Purtroppo la sua unicità endemica e il numero ancora esiguo di esemplari (si stima che ci siano fra i 30 e i 50 orsi della famiglia marsicana), uniti alle minacce antropiche e non solo che quotidianamente mettono a repentaglio la sua presenza, ne fanno una specie fortemente a rischio.
In virtù di tale status sono state diverse le iniziative mosse alla tutela dell’orso marsicano, in primis il “Piano d’Azione nazionale per la tutela dell’orso bruno Marsicano” (PATOM), un protocollo d’intesa firmato da numerose istituzioni e associazioni. Tutte coinvolte al grido di “Salviamo l’orso marsicano”. A livello europeo è invece da segnalare l’importante progetto Life Arctos “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”, promosso e finanziato dalla Commissione Europea LIFE + Natura.
Unicità dell’orso bruno marsicano: caratteristiche, abitudini e comportamenti
La sottospecie marsicana dell’orso bruno ha il suo habitat nell’Appennino centro-meridionale, soprattutto all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma alcuni esemplari hanno trovato casa nei parchi vicini: Sirente-Velino, Majella e la riserva Monte Genzana e Alto Gizio. In genere, come tutti gli altri plantigradi della famiglia, presenta una natura tranquilla e schiva, preferisce ambienti boschivi e foreste ma non è raro avvistarlo vicino ai centri abitati, in particolare nelle ore notturne.
Nonostante la mole poderosa, sa essere veloce quando è in corsa, fino quasi a 50 km/h. Di media arriva a pesare 130 kg e arriva a toccare i 2 metri di altezza quando eretto, ma è capace di raggiungere i 230 kg di peso nel periodo autunnale, quando cioè ha immagazzinato tutto il grasso necessario a passare il lungo letargo invernale. Nonostante l’aspetto apparentemente minaccioso (basterebbe dare un’occhiata agli artigli che, in realtà, vengono usati unicamente per scavare e arrampicarsi) e all’idea sbagliata che molta gente si fa guardando film o serie televisive, non è affatto un animale aggressivo né direttamente pericoloso per l’uomo, a meno che lo stesso non vi identifichi come una minaccia (ad esempio la madre con i piccoli rispetto agli estranei troppo vicini).
È un animale onnivoro, caratterizzato da un olfatto molto sviluppato. In genere ha bisogno di ingerire quasi 15 kg di cibo al giorno per sostenere il corpo e accumulare grassi in vista dell’inverno. Rispetto al comune orso bruno dispone di una testa tondeggiante e di una corporatura meno tozza e più slanciata.
Appena sveglio dal letargo si accontenta soprattutto di piante, radici e germogli, mentre con l’arrivo dell’estate può usufruire maggiormente di frutti, insetti e ancora vegetali (e non è raro vederlo “rubare” dai frutteti e dalle coltivazioni). Non disdegna ovviamente pesce o carcasse animali, ma è assai raro che si metta a cacciare animali selvatici. La sua fame si fa ancora più forte in autunno, fino al nuovo lungo sonno invernale. Gli ultimi mesi di primavera rappresentano il periodo dell’accoppiamento: ogni femmina è capace di dare alla luce, fra dicembre e gennaio successivi, fino a 3 piccoli per parto che rimarranno con la madre per oltre un anno. L’orso marsicano può vivere in media fino a 20 anni di età.
Salviamo l’orso marsicano: le minacce
L’orso bruno marsicano e la sua tutela fanno parte della direttiva Habitat, approvata nel 1992 dalla Comunità Europea allo lo scopo di promuovere la biodiversità e la conservazione degli habitat naturali sul territorio europeo. Inoltre è classificato come in pericolo di estinzione EN – endangered. Ciò è dovuto non solo all’esigua popolazione ed al ridotto areale, ma anche al fatto che a fatica si riesce a mantenere in equilibrio la mortalità della specie con le nuove nascite.
Le principali minacce e rischi alla salvaguardia dell’orso bruno marsicano sono suddivisibili in cinque categorie:
- Minacce legate al fattore antropico (bracconaggio, veleni e sostanze tossiche, incidenti, infrastrutture e attività in generale)
- Frammentazione e riduzione dell’habitat
- Variabilità genetica e pericolo di matrice sanitaria
- Interazione con animali domestici (bestiame, ecc)
- Inadempienze burocratiche e bassa sensibilizzazione al problema
1 – Le minacce di origine antropica rappresentano una delle cause maggiori di morte, soprattutto se guardiamo all’attività di bracconaggio anche indiretto (ovvero quando l’obiettivo animale è un altro, ad esempio un cinghiale). Ciò può avvenire durante delle vere e proprie battute di caccia o tramite dei bocconi avvelenati o tossici. A questo fattore si legano anche le attività umane “legali” o casuali: incidenti stradali, lavori infrastrutturali nelle aree interne o adiacenti all’habitat sono un pericolo per il benessere e la vita del plantigrado.
2 – Per frammentazione e riduzione dell’habitat si intende un processo atto a limitare e rendere meno ideale l’ecosistema adatto alla vita dell’orso, che può avere origini naturali o antropiche. Un vulnerabilità più sottile ma altrettanto decisiva nel causare l’estinzione animale.
3 – Un ulteriore pericolo deriva dallo status sanitario della specie, la cui bassa variabilità genetica per il numero esiguo di individui non riesce ad elevare la risposta immunitaria dei singoli orsi, rendendoli più deboli agli agenti patogeni, soprattutto quelli provenienti dal bestiame o dai cani randagi.
4 – L’interazione con gli animali domestici si lega certamente al fattore sanitario ma non si esaurisce lì: lo sfruttamento spesso eccessivo delle risorse naturali da parte degli animali da pascolo in alcune aree toglie infatti il nutrimento per l’orso.
5 – Al di là dei singoli progetti, dei piani e delle strategie di conservazione già attuate o in atto da istituzioni ed enti, permane una mancanza di sensibilizzazione e comunicazione della problematica verso l’opinione pubblica, soprattutto in ambito istituzionale: servirebbe un’azione condivisa che vada oltre il semplice slogan “salviamo l’orso marsicano”.
Salviamo l’orso marsicano: perché attuare la conservazione
Analizzato lo status di questa specie endemica del nostro paese e viste le minacce alla sua conservazione, è doveroso e fondamentale comprendere le ragioni per cui l’orso bruno marsicano è importante: per la biodiversità e per lo stesso uomo.
Ragioni ambientali ed ecologiche
Non basta semplicemente affermare che, in quanto essere vivente, l’orso bruno marsicano merita di avere un suo posto nel mondo, anche perché l’estinzione degli animali è un processo completamente naturale nella storia della terra. Diverso è il discorso se tale processo viene accelerato (e quindi in un certo modo forzato) dall’azione dell’uomo: l’ecosistema intero potrebbe soffrirne e come tale la biodiversità di un determinato ambiente.
Ragioni antropocentriche
La presenza del plantigrado non ha solo un enorme valore dal punto di vista naturale, ma lo assume anche nei confronti dello stesso uomo e delle sue attività. La sua presenza tutelata e conservata porta con sé un “plus” economico e ricreativo-relazionale.
- Economico perché porta ad avere un occhio di riguardo maggiore verso le risorse naturali, spesso sfruttate in maniera eccessiva a discapito della stessa natura.
- Ricreativo perché la tutela della biodiversità legata all’orso implica una serie di godimenti da parte nostra nei confronti dell’ambiente naturale in cui vive.
Come tutelare e conservare l’orso bruno marsicano?
Non c’è una ricetta segreta, ma solo delle indicazioni. Le principali indicazioni per la conservazione sono nate con il PATOM, ma al momento attuale non hanno ancora generato quelle proposte di legge, delibere o ordinanze di carattere nazionale, regionale o provinciale ideali all’obiettivo: l’iniziativa istituzionale in merito è stata purtroppo abbastanza limitata in un quadro legislativo generale. Eppure le misure da attuare non sono così complesse, almeno quelle principali: salviamo l’orso marsicano è possibile!
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- Limitare il disturbo dovuto all’uomo e alle sue attività nelle aree in cui l’orso di nutre e riposa, incluso l’accesso turistico ed escursionistico che andrebbero regolamentati
- Vietare il transito automobilistico nelle medesime aree
- Prevenire gli eccessi di confidenza dell’animale verso l’uomo e i centri abitati proteggendo campi coltivati, orti, pollai, cassonetti della spazzatura, ecc (e quindi impedendogli di accedere al cibo)
- Allo stesso modo andrebbero protetti con misure adeguati bestiame e alveari per l’apicoltura, magari tramite l’utilizzo di recinzioni elettrificate
- Migliorare l’accesso agli indennizzi per i danni causati dall’orso
- Limitare se non vietare il pascolo allo stato brado nelle aree protette
- Incentivare il turismo a basso impatto ambientale
- Controllare con maggior premura i cani randagi
- Effettuare monitoraggi costanti e programmati sullo status dell’orso marsicano
- Vietare l’edificazione di infrastrutture di vario genere all’interno degli areali
- Legiferare a riguardo per fornire una base chiara ed esplicita a livello nazionale
- Proporre una strategia di comunicazione efficace per sensibilizzare le persone sul problema.
Aderisci al programma di Fondazione Una per la salvaguardia dell’Orso Marsicano
Fondazione UNA ha sviluppato un progetto volto alla tutela dell’Orso Marsicano, implementando azioni per combattere il bracconaggio e gestire la popolazione di orsi italiana.
Il progetto prevede quattro fasi principali:
1 Formazione specifica
Sarà dedicata ad operatori volontari sia del mondo venatorio che di quello ambientalista che potranno lavorare in sinergia con gli agenti del Corpo Forestale dello Stato per controllare il territorio per prevenire attività illecite di bracconaggio e gestire esemplari di Orso Marsicano confidenti.
2 Lotta al bracconaggio ed esche avvelenate
Previsto il contributo di associazioni venatorie e cacciatori che costituiranno un gruppo di cani antiveleno. Sarà previsto un addestramento di giovani cani utilizzati per la caccia al riconoscimento e segnalazione di esche avvelenate da utilizzare per estendere all’esterno dei parchi il lavoro che già il CFS conduce all’interno del progetto Life Pluto.
3 Campagne e attività di comunicazione
Verranno predisposte campagne di informazione relative al tema del bracconaggio e al rapporto con gli orsi confidenti. Saranno utilizzati sia canali offline con depliant e brochure, sia online con video interventi sul web e altri contenuti.
4 Sinergia con le attività venatorie
Si proporrà una ottimale gestione della caccia in braccata nelle aree contigue, con l’aiuto delle associazioni venatorie si cercherà di orientare la caccia nelle aree contigue verso forme meno impattanti sull’orso (da appostamento fisso, di selezione agli ungulati, alla beccaccia).