Il lupo è un animale dal fascino unico e ancestrale, molto importante per la biodiversità del territorio in cui vive. Eppure la tradizione popolare europea ha sempre tramandato un’idea “malvagia”, come si evince facilmente dalle fiabe che ci venivano raccontate da bambini: Il lupo e i sette capretti, Cappuccetto Rosso, I tre porcellini. Lo stesso Dante Alighieri, nel primo canto dell’Inferno, lo pone fra le tre fiere che incontra prima di Virgilio, quale allegoria dell’avarizia.

Ed una lupa, che di tutte brame

sembiava carca ne la sua magrezza,

e molte genti fé già viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza

con la paura ch’uscia di sua vista,

ch’io perdei la speranza de l’altezza.

Insomma, buona parte della letteratura, della tradizione e delle credenze più o meno antiche hanno portato a far disprezzare il lupo, ben al di là delle ragionevoli problematiche che esso causava (e ancora in parte causa) a chi lavora nei pascoli con il bestiame. Persino nel Vangelo viene allegorizzato quale pericolo per il “gregge”, ovvero il popolo di Dio.

Eppure la realtà ci dice ben altro e scardina con facilità la classica visione del “lupo cattivo”. Stiamo parlando di un animale dalla natura prevalentemente gregaria, capace di cacciare e vivere cooperando con il branco, schivo nei confronti degli umani e assolutamente fondamentale all’interno di un ecosistema, anche per il solo fatto di essere predatore: una ragione che lo porta a essere molto rispettato dagli agricoltori in quanto caccia tutti quegli animali, ungulati in primis, spesso causa di danni ai terreni coltivati.

La sua presenza nel nostro paese (come in Europa) è ormai ben diffusa, ma intorno agli anni ’70 è stato a rischio di estinzione (scomparso dalle Alpi e presente in un centinaio di esemplari nell’Appennino). Il recupero della popolazione ha portato a una situazione presente assai più diversificata e ampia, in cui la specie si stima aver occupato il 23% circa del territorio nostrano. Ma per l’esattezza, quanti sono i lupi in Italia attualmente?

Quanti sono i lupi in Italia? Possiamo ancora considerarli a rischio?

L’importanza della conservazione del lupo per la biodiversità del territorio

Per rispondere alla domanda su quanti sono i lupi in Italia, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e l’Unione Zoologica Italiana hanno redatto e presentato nel gennaio 2017 il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia. In questo piano viene evidenziata l’importanza della sua presenza nel territorio, lo stato della specie e i fattori di minaccia, la distribuzione e la stima della popolazione, per finire con gli obiettivi da raggiungere per la sua conservazione, da “distribuire” fra i diversi enti istituzionali: “confidiamo che questo Piano rappresenti un adeguato punto di compromesso tra la conservazione a lungo termine del lupo e le tradizionali attività antropiche negli spazi rurali e naturali d’Italia”.

Il lupo è uno degli animali più studiati al mondo, da sempre affascina e attira l’attenzione dell’uomo, generando però purtroppo anche un costante dualismo tra chi ne accetta la presenza, comprendendo la sua importanza per la biodiversità e l’equilibrio naturale, e chi invece la rifiuta per paura o perché direttamente coinvolto in modo negativo (come per l’appunto i pastori). Conservare questa specie in maniera idonea assume diversi tipi di motivazioni ma non spetta a noi stabilire dove posizionare la linea che divide la tutela di una specie protetta dalla tutela degli interessi legittimi degli allevatori. Occorre ricordare che nella gestione della fauna selvatica non è mai cosa buona e giusta eccedere con i sentimentalismi ma è sempre necessario affrontare le tematiche inserendole all’interno del contesto specifico in cui si manifestano.

 

Quanti sono i lupi in Italia? Possiamo ancora considerarli a rischio?

Quanti sono i lupi in Italia: lo status della specie e distribuzione

Il “patrimonio” di lupi in Italia è definibile come ragguardevole secondo le stime più recenti (legate a un monitoraggio eseguito per la Direttiva Habitat): oscilla fra il 9 e il 10% a livello europeo (Russia esclusa) o tra il 17 e il 18% all’interno dei paesi dell’Unione Europea. La popolazione è suddivisa in due gruppi, biologicamente simile ma dall’impatto ecologico e gestionale marcatamente diverso (per territorio e per relazioni antropiche): alpina e appenninica. Il valico ligure del colle di Cadibona o bocchetta di Altare, in provincia di Savona, divide i due areali così come divide convenzionalmente le due catene montuose.

La popolazione alpina è considerata transfrontaliera in quanto è condivisa anche dai territori di Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, quella appenninica è invece compresa unicamente nel territorio italiano. Liguria, Piemonte e Lombardia sono le uniche regioni che possono vantare, per ragioni geografiche, la presenza di entrambe le popolazioni.

Distribuzione alpina del lupo

I dati sulla distribuzione del lupo nell’areale alpino sono dovuti al progetto Life Wolf alps, che ha visto all’opera più di 300 operatori. Secondo quanto raccolto nel suddetto progetto, la popolazione di lupo alpino vive all’interno di un’area di 11.900 kmq, suddivisibile a sua volta in 7.800 kmq di presenza stabile in branchi e in 4.100 di individui occasionali o isolati.

Distribuzione appenninica del lupo

I dati relativa alla distribuzione sugli appennini del lupo sono di molteplice provenienza secondo il  Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, ma integrati rappresentano la miglior stima possibile al momento. L’areale appenninico conta in definitiva per il valore mediano di circa 80.000 kmq.

Quanti sono i lupi in Italia: stima della popolazione alpina e di quella appenninica

Giungiamo dunque a rispondere alla domanda fatidica: quanti sono i lupi in Italia? Per farlo occorre ancora distinguere fra i due areali e, quindi, fra la popolazione appenninica e quella alpina. Per la prima i dati più recenti provengono ancora una volta dal progetto Life Wolfalps, risalenti al 2015. Si tratta ancora di una popolazione piccola e poco equilibrata, ma in fase di espansione:

    • 23 branchi, di cui 5 transfrontalieri (18 in Piemonte, 3 tra Piemonte e Liguria, 1 tra Piemonte e Valle d’Aosta e 1 tra Veneto e Trentino)
    • Almeno 5 coppie e 3 individui solitari stabili
    • 100-130 esemplari, fino a 150 contando la componente solitaria

Per quanto riguarda gli Appennini manca una stima formale derivante da un censimento nazionale (come per le stime inerenti la distribuzione), per cui si è proceduto a un metodo deduttivo basato su areale, dimensione dei branchi e dei loro territori, distanza tra questi ultimi e percentuali di esemplari solitari. Nonostante l’incertezza delle stime si può parlare di un valore mediano di 1580 lupi, con minimo e massimo di 1070 e 2472.

Il lupo è ancora una specie a rischio?

No. O meglio, lo è stato verso gli anni ’70, ma le iniziative e le direttive promulgate successivamente ci hanno consegnato un territorio in cui, al netto delle problematiche inerenti le attività umane, il bracconaggio, cani vaganti e ibridi (quindi in competizione col lupo stesso), la popolazione di questa specie è ritenuta più che soddisfacente.Il lupo è infatti considerata una specie di interesse comunitario, quindi protetta da norme nazionali e internazionali. Sommando i dati dei due areali (anche quelli più pessimistici), e nonostante l’incertezza degli stessi soprattutto per l’area appenninica, si può infatti manifestare una cauta positività sulla conservazione attuale dell’animale nel nostro paese.

Quanti sono i lupi in Italia? Possiamo ancora considerarli a rischio?

 

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