Il bracconaggio si allontana in maniera sostanziale dalla definizione di attività venatoria, che ricordiamo è legale entro certi limiti temporali e di territorio, in quanto non solo non segue le delimitazioni date dalla legge (animali e aree protette, armi o trappole vietate, ecc), ma viene anche portato avanti con pratiche scorrette e pericolose per tutto l’ambiente.

Parliamo di un’attività che è considerata una vera e propria piaga in tutto il mondo, specialmente all’interno di ecosistemi ricchi di biodiversità e dove le conseguenze del bracconaggio possono portare a risultati catastrofici per interi territori naturali.

I macro-esempi noti a tutti non mancano di certo, dal rinoceronte all’elefante africano, ricercati per l’avorio del corno e delle zanne, alle tigri asiatiche, dai lupi (uccisi soprattutto per i danni che portano agli allevamenti) agli squali fino ai gorilla di montagna, senza contare le molteplici specie di uccelli a rischio.

Quali sono le conseguenze del bracconaggio in Italia?

Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio

La legge che tutela la fauna nazionale e regolamenta l’attività di caccia è la157 del 11 febbraio 1992(poi aggiornata nel 2002), come ben sa chiunque si la pratichi come chi si occupa di protezione della fauna.

Tale norma nel suo primo articolo stabilisce che “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”, stabilendo un principio che supera il precedente quadro legislativo.

Il vecchio quadro prevedeva infatti che gli animali selvatici erano “res nullius”, ovvero proprietà di nessuno, e quindi liberamente cacciabili secondo determinate regolamentazioni molto più lasche.

Oltre a stabilire perciò il nuovo status di bene collettivo da tutelare, la legge dichiara che “L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole”, demandando la responsabilità della regolamentazione della caccia e la tutela della fauna, a regioni e province.

I 37 articoli della 152 impostano dunque il discorso a partire da un principio “tutelativo” e, oltre a deputare all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) la gestione nazionale della fauna in qualità di unica autorità scientifica, fornisce le linee guida per la programmazione dei piani faunistico-venatori emanati dagli enti locali.

Questo prevede limiti, restrizioni, deroghe (come avviene attualmente per la caccia di selezione) specie cacciabili, calendario venatorio, aree protette e quote delle stesse, ecc.

Quindi, in determinati articoli, si fa riferimento anche alla vigilanza e alle sanzioni atte a evitare le conseguenze del bracconaggio nel nostro paese.

Tra i divieti sanciti nell’articolo 21 della legge si legge, in particolare, che non è consentito “usare munizione spezzata nella caccia agli ungulati; usare esche o bocconi avvelenati, vischio o altre sostanze adesive, trappole, reti, tagliole, lacci, archetti o congegni similari; fare impiego di civette; usare armi da sparo munite di silenziatore o impostate con scatto provocato dalla preda; fare impiego di balestre”.

Gli articoli dal 30 al 32 infine riguardano le sanzioni amministrative, quelle penali e le eventuali revoche dei permessi, ovvero tutto quanto può concernere l’attività di bracconaggio. Per le prime nelle specifico si parla anche di arresto fino al massimo di un anno e di multe nell’ordine di diverse entità.

Quali sono le conseguenze del bracconaggio in Italia?

Cos’è il bracconaggio e come viene praticato

Il fenomeno del bracconaggio può avere molteplici modus operandi e obiettivi, che si accomunano per l’illegalità e, molto spesso purtroppo, per atti crudeli verso gli animali. Ecco i casi in cui si parla di bracconaggio:

  1. Abbattimento di animali con fini gastronomici attraverso l’utilizzo di trappole o armi vietate, al di fuori della stagione di caccia e/o all’interno di aree protette in cui non è consentita l’attività;
  2. Abbattimento e/o la cattura di qualsiasi animale dichiarato protetto;
  3. La cattura di uccelli o mammiferi attraverso trappole o persino la sottrazione di uova dai nidi destinati al commercio illegale (come avviene spesso per alcuni rapaci protetti);
  4. Abbattimento di animali da destinare dapprima all’imbalsamazione illegale e quindi al commercio.

Ne abbiamo citati pochi, ma sono numericamente molti di più gli animali quotidianamente minacciati e braccati principalmente con finalità di lucro, sebbene non manchino le ragioni puramente ludiche. Un fenomeno che interessa anche il nostro paese, con delle aree regionali in particolar modo tristemente più interessate di altre.

Quali sono le conseguenze del bracconaggio in Italia?

Il bracconaggio in Italia: le aree e gli animali coinvolti, le conseguenze

Per comprendere appieno le conseguenze del bracconaggio in Italia occorre prima capire quali sono le aree e la fauna nostrane maggiormente coinvolte e perché.

Nel 2017 i 35 nuclei del raggruppamento CITES dei Carabinieri hanno effettuato quasi 20.000 accertamenti su animali vivi o loro derivati, che hanno portato al sequestro di quasi 9.000 campioni o esemplari, il cui valore eccede il milione di euro. Dai controlli sono stati quindi contestati oltre 100 illeciti penali e oltre 80 amministrativi.

Nei crimini contro la fauna sono diverse le aree indicate come principali teatri del bracconaggio, soprattutto verso gli uccelli.

 4 le macro regioni interessate dal fenomeno:

  • Le valli bresciane e bergamasche
  • Il Delta del Po
  • Il triangolo Toscana, Marche, Romagna
  • La Sicilia

Cosa si può fare per combattere il bracconaggio in Italia?

Purtroppo la notevole diffusione del bracconaggio nel nostro paese, con annesse conseguenze più o meno disastrose per l’ambiente, rende difficile il contenimento del fenomeno da parte delle autorità competenti.

Per questo motivo assumono un’importanza ancora più rilevante le iniziative di associazioni sia ambientaliste sia venatorie, da anni impegnate in periodici campi anti bracconaggio in collaborazione con il Corpo Forestale.

Queste iniziative servono per eliminare le numerose trappole disseminate, liberare gli animali eventualmente già catturati dalle stesse e aiutare ad individuare i bracconieri denunciandoli.

Attività che vanno di pari passo e importanza con le azioni di sensibilizzazione presso le scuole, per far comprendere ai più più piccoli fin da subito l’importanza della biodiversità e generare in loro l’amore verso la natura.

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