Scopriamo insieme quali animali non si possono cacciare in Italia analizzando i riferimenti normativi Regionali, Nazionali e Internazionali.

La caccia in Italia è rigorosamente regolata dalla legge 157/1992 che definisce gli animali cacciabili e quelli non cacciabili. Infatti, “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale”.

A livello internazionale, i riferimenti normativi sono rappresentati dalla Direttiva 79/409/CEE per la conservazione degli uccelli e dalla Convenzione di Berna per la conservazione dei selvatici e degli habitat in generale.

Gli animali non cacciabili quindi, saranno tutti quelli non presenti all’interno dei calendari venatori che ogni anno vengono emanati dalle Regioni.

Ogni Regione può stabilire autonomamente le date di apertura e chiusura della stagione venatoria, le specie cacciabili, i metodi di caccia consentiti e i limiti di prelievo per ciascuna specie.

Tuttavia, ci sono dei principi generali che devono essere rispettati da tutte le Regioni per garantire la sostenibilità della caccia, come ad esempio la tutela delle specie in pericolo di estinzione e la limitazione del prelievo.

Quali animali sono protetti in Italia?

Quando un animale è protetto sicuramente non è cacciabile. Infatti, l’obiettivo principale del legislatore è quello di far incrementare numericamente la popolazione, contrastando eventualmente il rischio di estinzione.

Tra gli animali che non possono essere cacciati in Italia troviamo diversi mammiferi, come il lupo (Canis lupus), gli orsi, la lince (Lynx lynx), la lontra (Lutra lutra) e il gatto selvatico (Felis sylvestris).

Dei moltissimi uccelli presenti in Italia solo poco più di 30 sono cacciabili seguendo i calendari venatori di riferimento. Tra le specie protette troviamo quindi tutti i rapaci, le cicogne (Ciconia ciconia, Ciconia nigra), gli aironi, la gru (Grus grus), tutti gli uccelli marini, i rettili e gli anfibi.

Oltre a questi appena citati, la caccia è vietata o sottoposta a forti restrizioni per molti altri animali, in base ai periodi dell’anno, alle zone geografiche e ai contingenti di prelievo.

Infatti, durante l’emanazione dei calendari venatori le Regioni spesso emanano norme più restrittive rispetto a quelle stabilite a livello nazionale e internazionale, chiedendo pareri non vincolanti ad ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Quali animali sono protetti e quindi non cacciabili?

La caccia di selezione può cacciare ogni animale?

La caccia di selezione è una forma di prelievo venatorio programmato. La finalità è quella del controllo numerico e qualitativo di alcune specie di fauna selvatica, principalmente ungulati.

Gli animali cacciabili con questo metodo in Italia sono:

  • il cinghiale;
  • il capriolo;
  • il cervo;
  • il daino;
  • il muflone;
  • il camoscio.

Alcuni uccelli, di particolare interesse faunistico, sono cacciabili con questa forma nell’arco alpino. Tra questi ci sono il fagiano di monte, la pernice bianca e la coturnice delle alpi.

La caccia di selezione prevede rigorosi censimenti di popolazione e piani di prelievo accurati prima di procedere all’abbattimento selettivo di ogni capo. Proprio per questo motivo ogni animale non presente nel Regolamento Faunistico Regionale di riferimento non sarà cacciabile.

In che periodo posso cacciare in Italia?

In Italia, il periodo di caccia generalmente è compreso tra la 3ª domenica di settembre e il 31 di gennaio. I giorni di martedì e venerdì sono di “silenzio venatorio” quindi, non è mai possibile cacciare. Inoltre, sono le Regioni che attraverso il Calendario Venatorio Regionale possono stabilire anticipi per l’apertura della caccia ad alcune specie e posticipi per la chiusura, sempre nel rispetto dei principi generali stabiliti dalla legge nazionale.

Non tutti gli animali sono cacciabili contemporaneamente infatti, esistono specifiche date per la caccia ad alcune specie:

  • il cinghiale, dal 1° ottobre al 31 dicembre o dal 1° novembre al 31 gennaio;
  • la lepre cacciabile dall’apertura fino all’8 di dicembre.

Sempre più frequentemente poi i Calendari Venatori vengono modificati “in corsa” stabilendo chiusure anticipate. È il caso ad esempio dello storno in Toscana, che viene chiuso al raggiungimento del numero di prelievi massimo consentiti rendicontati tramite sistema telematico o cartaceo. Oppure dei numerosi ricorsi sempre più spesso pervenuti ai Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) che rendono il periodo venatorio aleatorio.

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